Tab Article
Il lavoro, frutto di pazienza e di molto tempo impiegato nella ricerca da parte dell'autrice, ha come obiettivo quello di fornire uno stimolo culturale e di avvicinamento alla storia di Busto Arsizio presentando vicende che ancora non tutti conoscono e illustrando la figura di don Edoardo Gallazzi e del suo manoscritto, archiviato, quasi dimenticato tra quelli custoditi nella Biblioteca Capitolare di Busto e riaffiorato durante la ristrutturazione della stessa Biblioteca. Il manoscritto di Gallazzi non può essere considerato uno scritto isolato, ma è un lavoro che si può inserire a buon diritto tra gli anelli che compongono la successione dei cronisti bustesi, in particolar modo ecclesiastici, che trovano il loro capofila nel 1600 in Antonio Crespi Castoldi. L'opera di Gallazzi ha lo scopo di rappresentare il contesto cittadino di inizio Novecento e di lasciare il monito ai discendenti affinché non si dimentichino delle loro radici. La scrittura, fornita da un sacerdote schivo, riservato e taciturno di carattere, ha lo scopo di registrare gli eventi del panorama cittadino passati e presenti alla sua epoca fornendo anche notizie nuove ed esclusive.